Pieve del Vescovo

Dimora suggestiva e carica di storia, il Castello di Pieve del Vescovo, immerso nel verde della valle dominata dall’antico insediamento di Corciano, da cui dista circa un chilometro, è considerato uno dei monumenti architettonici più significativi del territorio perugino.

Location

Via Marcantonio Bonciari, 06073 Corciano PG

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Durata

1999 - 2022

Il progetto in sintesi

Obiettivi

Gli anni e gli eventi storici, tra cui l’ultimo conflitto mondiale, hanno purtroppo provocato perdita di parte dell’apparato murario e pittorico della struttura, che, finalmente riaperta dopo anni dalla definitiva chiusura, sta tornando a “vivere” grazie alla impegnativa campagna di restauro avviata nel 1999 dalla Scuola Edile di Perugia, che per 45 anni ne curerà il restauro e la conservazione.

Descrizione

L’antico castello fu costruito alla fine del XIV sec. intorno ad un edificio religioso preesistente, attestato come Occupata nel 1394 dai nobili fuoriusciti perugini e subito liberata dai popolani guidati dal capitano di ventura Biordo Michelotti, nel 1396 l’antica pieve veniva recintata con il permesso del Comune di Perugia da massicce mura e torri e il 23 giugno dell’anno successivo fu teatro delle sfarzose nozze tra il valoroso capitano e la nobildonna Giovanna Orsini.

Nel periodo rinascimentale il maestoso baluardo perse tuttavia le sue rigide caratteristiche difensive, assumendo le prerogative di una lussuosa residenza signorile abbellita anche da un monumentale giardino. Arricchito di comodità e preziose decorazioni, il complesso divenne infatti meta abituale dei vescovi perugini, che erano soliti trasferirvisi il giorno precedente la festa di San Giovanni per lunghi soggiorni lontano dalla città.  

Il merito di questi interventi è da attribuire al volere del cardinale Fulvio I della Corgna, nipote del pontefice Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte), che commissionò ad artisti manieristi la decorazione pittorica e plastica delle sale e del cortile d’onore del castello.

A seguito dell’Unità d’Italia, per intercessione presso il Governo del vescovo perugino Gioacchino Pecci, il complesso fu sottratto all’incameramento dei beni conseguente alle leggi demaniali e lo stesso vescovo vi dimorò fino al 1887, anno in cui salì al soglio pontificio con il nome di LeoneXIII.

 La ritirata tedesca, nell’ultimo conflitto mondiale, ha purtroppo provocato perdita di parte dell’apparato murario e pittorico della struttura, che, finalmente riaperta dopo anni dalla definitiva chiusura, sta tornando a “vivere” grazie alla impegnativa campagna di restauro avviata nel 1999 dalla Scuola Edile di Perugia, che per 45 anni ne curerà il restauro e la conservazione.

Il cantiere di restauro

Attualmente il castello, a pianta quadrangolare con quattro torri cantonali, si presenta massiccio ed imponente; se di grande interesse è la stratificazione architettonica dell’edificio, che permette di individuare le varie fasi della sua costruzione, non meno significativo è il ricco corredo decorativo pittorico e plastico ancora visibile nei diversi saloni, nel cortile e nella cappella di San Giovanni preziosa memoria dei fasti di quella affascinante dimora che nella documentazione perugina è da secoli attestata toutcourt come la “Pieve del Vescovo”.

Il complesso monumentale di Pieve del Vescovo, permette data la complessità delle ristrutturazioni avvenute nei secoli di avere la disponibilità dei più diversi materiali (pietra, cotto, legno) e strutture tipologicamente differenziate, dato di diverso periodo di costruzione, per cui rappresenta un laboratorio speciale per l’attività di formazione a tutti i livelli.

Tra i molteplici interventi che sono stati realizzati in questi anni, quello che risulta più interessante da un punto di vista di recupero strutturale è il restauro della “Casa del Pellegrino”. Si tratta di una casa colonica, annessa al castello e adibita in passato all’accoglienza dei pellegrini di passaggio.

L’opera di ristrutturazione e restauro ha interessato sia le strutture verticali costituite da muratura ordinaria in pietra calcarea appena sbozzata, sia le strutture orizzontali, come il solaio a piano terra, la volta in muratura a mattoni, al piano primo, e la copertura realizzata secondo la tradizione umbra da struttura portante in legno (primaria, secondaria, terziaria), pianellato e manto in coppi ed embrici di laterizio (alla romana).

Un’attenta analisi strutturale, ha permesso di stabilire che le lesioni presentate dal paramento murario in alcune zone, erano da attribuirsi agli effetti dell’ultimo sisma e non a cedimenti fondali o spinte dovute alle strutture orizzontali (volta a tetto) per cui la scelta dell’intervento si è rivolta verso due tipi di consolidamento non particolarmente invasivi:

- il primo, più profondo, consistente in una puntuale operazione di scucicuci al fine di ristabilire la continuità della muratura, nelle zone fratturate riutilizzando le stesse pietre e malta di calce idraulica con le stesse caratteristiche (chimiche e fisiche) di quelle originarie

- un secondo tramite la demolizione completa degli intonaci esistenti, seguita da una profonda scarnitura degli interstizi fra gli elementi

lapidei e successivo rifacimento degli intonaci a tre tradizionali strati (rinzaffo, arriccio, finitura). La volta intermedia in muratura di mattoni pieni ha subito un trattamento di rinforzo particolare:

- effettuato lo svuotamento dei rinfianchi e la profonda pulizia dei giunti, si è provveduto alla realizzazione di una cappa di 4-5 cm di spessore con un calcestruzzo confezionato con malta di calce idraulica, sabbia e coccio pesto, ottenuto con la triturazione manuale dei materiali in laterizio di non possibile riuso, gettato e costipato manualmente mediante pestello in legno, ottenendo una notevole adesione tra l’estradosso della volta esistente e l’intradosso della cappa di rinforzo. Il consolidamento ha poi previsto il riempimento dei rinfianchi con calcestruzzo di argilla espansa e la ricostituzione della pavimentazione previa posa in opera di massetto.

La realizzazione dell’operazione di consolidamento per fasce ha permesso la posa in opera delle piastrelle in cotto nella stessa posizione occupata prima dello smontaggio; gli elementi spezzati sono stati ricostituiti in un unico pezzo. La copertura ha tetto definibile da un punto di vista geometrico come “mista” (linea di colmo parallela al lato maggiore con parti terminali a capanna per una estremità e a padiglione per l’altra), è stata ricostituita tecnicamente come la precedente. Struttura principale secondo il lato minore in capriate di legno ad interasse di circa mt. 300, costituite da 4 elementi:due puntoni, monaco e catena squadrati ad “uso Trieste”. Struttura secondaria con arcarecci di rovere ad interasse di mt.1 e struttura terziaria realizzata mediante correnti disposti ortogonalmente agli arcarecci e terminate come zampini a costituire lo sporto di gronda. La copertura è stata conpianellata, massetto di malta di calce idraulica e manto di coppi e tegole, che perfettamente murati a file alternate hanno dato sufficiente garanzia di impermeabilità permettendo di evitare la posa in opera di guaina bituminosa che avrebbe potuto costituire una barriera al vapore danneggiando il legno delle strutture.

Nello spirito, poi, di un corretto restauro conservativo nono sono stati posti in opera canale di gronda e discendenti (assenti precedentemente) avendo avuto, però, cura nell’esecuzione, a terra di opportuno drenaggio. Di interessante soluzione la cordolatura perimetrale di sommità, costituente appoggio per le capriate.

Onde evitare differenze di caratteristiche fisiche (elasticità, rigidezza) che normalmente si verificano tra un cordolo tradizionale in cemento armato e la muratura di pietrame, è stato studiato un cordolo armato in muratura di mattoni costituito da 5 filari longitudinalmente sovrapposti a 3 teste, complessivamente inferiore allo spessore della murature di appoggio per consentire, esternamente, l’esecuzione di un ristretto paramento in pietra, atto a coprire alla vista esterna la cordolatura in mattoni.

Internamente ad essa e in una scanalatura laterale sono state realizzate le sedi per due tiranti metallici, uno visibile dall’ambiente interno e il secondo avvolto da malta cementizia nel suo interno.

Le barre, passanti anche attraverso l’elemento catena della capriata lignea hanno subito una leggera presollecitazione di trazione, mediante l’azione di normali tenditori. Particolare cura, sia nella progettazione che nell’esecuzione, è stata posta hai peducci di appoggio dei due puntoni di legno diagonali della struttura a padiglione del tetto. Per la realizzazione del suddetto appoggio sono state poste in opera una seria di tavole in rovere, sovrapposte una all’altra e in leggero aggetto la soprastante rispetto alla sottostante posizionate diagonalmente nei confronti delle murature d’anglo di spessori diversi e particolari forme geometriche in funzione della sede che andava via formando con l’esecuzione dei veri filari in mattoni del cordolo in muratura. Il completamento dell’appoggio in questione è stato realizzato con la posa in opera di una scatola di lamiera metallica formata da due facce verticali ortogonali, collegate la tirante interno del cordolo, saldate ad un elemento triangolare di base per ospitare una delle estremità del puntone in legno opportunamente sagomata ed assorbire così una eventuale azione di spinta orizzontale.

Laboratorio di fomazione

Il complesso monumentale di Pieve del Vescovo permette, data la complessità delle ristrutturazioni avvenute nei secoli, di avere la disponibilità dei più diversi materiali (pietra, cotto, legno) e strutture tipologicamente differenziate, dato il diverso periodo di costruzione, per cui rappresenta un laboratorio speciale per l’attività di formazione a tutti i livelli.

A partire dall’operaio che sappia affrontare tutte le operazioni attinenti al restauro conservativo, fino al tecnico capace di progettare e coordinare interventi su manufatti di pregio storico-architettonico.

I corsi riguardano:

  • le tecniche di consolidamento e restauro delle strutture murarie differenziate per materiali (pietra o cotto);
  • le tecniche di consolidamento delle strutture voltate;
  • le tecniche di consolidamento e restauro delle strutture in legno (solai e strutture di copertura);
  • il ripristino dei manti di copertura e degli sporti di gronda;
  • l’esecuzione ed il restauro di intonaci in malta di calce e sabbia sia per interni che per esterni,
  • il restauro e il ripristino di pavimentazioni in cotto anche a disegno, sia interne che esterne;
  • la revisione, la ristrutturazione e il restauro di infissi antichi.